Ci troviamo ancora una volta a riflettere sui sentimenti suscitati in noi dal nostro lavoro, durante il nostro lavoro, sul luogo di lavoro, ove trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate.
Tema sempre più frequentemente trattato, ed oggi più che mai inflazionato, è il Welfare: già da qualche tempo lo troviamo normato anche all’interno di importanti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro ed è ormai diventato un imprescindibile elemento della retribuzione. Viene analizzato in sede di scelta del nuovo datore di lavoro dai candidati, così come è oggetto di contrattazione in ambito di rinnovo di contratti integrativi aziendali.
Ma che cosa è il Welfare? Senza voler scendere nel dettaglio, diciamo che è l’insieme di tutte le iniziative, benefit e piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente.
Quindi sono Welfare le aree ove lavoriamo, gli spazi a misura d’uomo; mettere una pianta in ufficio è Welfare; avere la fortuna di lavorare in un contesto ove sia presente un’ area verde per trascorrervi la pausa pranzo assieme ai colleghi è parimenti Welfare.
Il Welfare contribuisce in maniera importante alla creazione della felicità al lavoro, soprattutto se chi lo gestisce è così lungimirante da tenere in serie considerazione anche gli aspetti familiari dei propri collaboratori: consentire l’orario flessibile e lo smart working, oltre che elementi richiesti dai candidati prima dell’assunzione, permette di meglio bilanciare la vita lavorativa e quella personale, consentendo rendimenti migliori sul lavoro ed una miglior gestione del proprio tempo. Permettere ai dipendenti tali possibilità, incrementa decisamente il senso di attaccamento innalzando le già note barriere all’uscita delle risorse.
Ma anche l’abbigliamento fornito dalla Società si può considerare quale Welfare: gli indumenti forniti per il lavoro potranno essere utilizzati anche nel tempo libero, permettendo quelle attività di promozione e facendo ancor più diventare i nostri collaboratori ambassadors tutti i giorni della settimana.
Anche le dotazioni aziendali, il welcome kit, i modelli di dispositivi scelti nonché le loro forme e colori, oltre ad essere Welfare potranno essere strumenti in grado di generare felicità, soddisfazione, appagamento e conseguentemente legame ed empatia verso il datore di lavoro.
Il dipendente potrà ritrovare la felicità al lavoro anche in situazioni di bisogno e necessità della propria famiglia, grazie, ad esempio, ad una polizza assicurativa stipulata dalla Società a favore dei dipendenti e dei loro familiari: l’azienda sarà percepita quale sempre presente e vicina, con tutti i risvolti positivi del caso.
Negli ultimi tempi leggo anche di altre iniziative, tutte quante degne di nota e certamente orientate ad incrementare l’attaccamento all’azienda grazie alla creazione di un clima di sicurezza e tranquillità. Il supporto alla genitorialità, il supporto allo studio per i figlio dei dipendenti sono iniziative di indiscusso valore, lodevoli e certamente dai risvolti numerosi e positivi.
Lo studio e l’implementazione delle attività di successione generazionale tra genitori e figli nella medesima azienda era una pratica già in voga nelle grandi aziende anche italiane dello scorso secolo: anche questo permette di trattenere talenti, consentendo loro di rendere al meglio delle loro possibilità grazie agli aiuti ed ai supporti forniti dalle aziende.
Si tratta sempre e comunque di felicità, della ricerca della felicità al lavoro e delle attività che tutti quanti dovrebbero implementare e supportare a tale fine.